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Della Rovere, Antonino
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Gender
Maschio
Death Date
July 21, 1837
Birth Place
Death Place
Biography
Della vita e dell’attività pubblica di Antonino Della Rovere ci sono pervenute ampie notizie grazie alla biografia che A. Bonafede, che lo conobbe personalmente, scrisse dopo la sua morte.
Nato a Palermo il 14 settembre 1771 da famiglia imparentata con Papa Giulio II, fu indirizzato dal padre Michele, che possedeva una ricca biblioteca, agli studi di diritto, nei quali ebbe a maestro Rosario Gregorio. Si dedicò poi alla carriera giuridica avviato da Francesco Cupane, celebre giureconsulto; ma la sua attività forense fu interrotta dall’invito rivoltogli nel 1794 dal barone Nicola D’Orgemont, che reggeva allora la Zecca di Palermo, di assumere l’incarico di suo segretario particolare senza stipendio. Ciò egli fece in parte a malincuore, senza peraltro abbandonare la carriera che aveva intrapreso e gli altri interessi di natura letteraria ai quali era portato per sua naturale indole. Fra il 1794 e il 1799 divenne socio dell’Accademia del Buon Gusto e scrisse alcune opere sulla magia e sui piaceri, delle quali non ci rimane raccolta. Per l’incarico ricoperto presso la Zecca, fu poi portato ad apprendere la scienza delle monete a lui affatto ignota, e ad immergersi in tutta quella serie di problemi di natura economica che allora travagliavano l’economia isolana, nella quale si riflettevano quelli dell’intera Europa. Scrisse in quel periodo un opuscolo intitolato "Ragionamento sulla necessità ed i mezzi di ritirare e rimpiazzare le monete tosate introdotte nel Regno di Sicilia"; entrò quindi stabilmente nella carica di segretario ed archivista della Zecca, nominato dal marchese Ugo delle Favare che creò giusto per lui tale ufficio dopo avere inteso della sua abilità . La nomina, inaspettata, non gli risultò gradita, poiché lo costringeva ad abbandonare la carriera forense.
Nel 1802 per mezzo del conservatore Tommasi, il Della Rovere fece presentare al Ministero Acton le "Osservazioni sopra la consistenza, le conseguenze e i rimedi della sproporzione nelle monete d’oro e d’argento in Sicilia nell’anno 1802", meritandosi la stima e l’attenzione del conservatore generale, che lo fece eleggere segretario della Regia Delegazione per i beni sequestrati. Nel 1808 stese per conto del Re un proclama agli spagnoli; nel 1809 fu mandato col Tommasi in Calabria; fu segretario e maestro notaro della Deputazione del Regno e compilò gli atti del Parlamento del 1810; nel 1812 scrisse il volumetto intitolato "Memorie storiche ed economiche sopra la moneta Bassa di Sicilia" (Palermo, 1814), che gli valse la carica di soprintendente generale delle Monete e della Zecca, appositamente creata per lui, mentre in precedenza era stata ricoperta a turno da un Maestro razionale del Regno.
Dopo le vicende legate alle riforme parlamentari, Della Rovere assunse la carica di segretario di uno dei quattro Gran Camerari. È di quest'epoca la pubblicazione di un suo opuscolo, "Pensieri di Damiano Mingli sul coraggio e sull’onore". I suoi interessi legati all'ambito finanziario e monetario, lo portarono a far parte della Giunta formata dal presidente Ferreri, dal conservatore Tommasi, dal fiscale del Real Patrimonio Cupane e dal maestro di Zecca Benenati, costituita dal Re per studiare il problema delle monete false. Con diploma del 27 ottobre 1813 firmato dal principe Vicario, su proposta della Giunta per la monetazione, il Della Rovere diventava inoltre soprintendente della Zecca, sanando quella irregolare situazione in cui si era venuto a trovare per anni, dirigendo la Zecca senza averne nessun titolo ufficiale .
Con la partenza di re Ferdinando dall’isola le fortune del Della Rovere in parte decaddero; prima di partire, quasi a ringraziare i siciliani dell’ospitalità avuta nell’isola, il sovrano aveva eletto una Commissione di diciotto siciliani per la formazione dei codici civili, di procedura, di commercio e sanità e per la rettifica della Costituzione, con segretario il Della Rovere, a cui affidava contemporaneamente l’ufficio di segretario della Commissione per il Catasto. Nel 1816 fu chiamato dal re in Napoli per adattare alla Sicilia la legge sull’amministrazione civile e successivamente, il 17 ottobre 1817, venne nominato direttore del Ministero di Stato per l’Interno a Palermo.
I sanguinosi disordini popolari del 1820 portarono alla caduta del governo di cui faceva parte. Con il ritorno alla normalità , nel 1821 fu ancora direttore nei brevi e provvisori governi del generale Colletta, del Nunziante e dell’arcivescovo cardinale Gravina ma, formatosi il nuovo, non vi fu incluso né nominato. Il riposo dalle cariche pubbliche lo fece ritornare agli studi letterari: scrisse in questo periodo delle osservazioni metereologiche e meditò su un’opera che raccogliesse tutti i suoi studi sulle monete siciliane. Ma non realizzò questo progetto perché restò in disparte poco tempo dalla vita politica: così nel 1823 lo ritroviamo incaricato dal governo dell’organizzazione generale di tutti i rami delle finanze, poi del Lotto; poi ancora delegato dello stralcio per l’esazione di immensi crediti che vantava lo Stato. Quest’ultima fatica gli porto molte lodi e considerazione nell’opinione pubblica. Nel 1827 ebbe la carica di procuratore generale del Re presso la Gran Corte dei Conti, fu poi presidente di più di otto commissioni reali che riguardavano oggetti rilevantissimi inerenti all’amministrazione. Alternò sempre a queste fatiche burocratiche brevi riposi letterari; fu amico dello Scinà e ridusse in prosa la commedia di Carlo Goldoni, "La donna sola".
Morì il 21 luglio 1837, vittima dell’epidemia di colera che aveva colpito Palermo.
Dall’enorme mole di lavoro e di opere di carattere amministrativo e letterari, ben poco resta, a parte il volume sulla moneta bassa di Sicilia e l’altro intitolato "La crisi monetaria siciliana" (1531 – 1802) pubblicato nel 1954 da Carmelo Trasselli , che ha trascritto fedelmente le già citate "Osservazioni" scritte dallo stesso Della Rovere in un opuscolo inserito adesso nella Miscellanea Archivistica, serie II, dell'Archivio di Stato di Palermo.
Nato a Palermo il 14 settembre 1771 da famiglia imparentata con Papa Giulio II, fu indirizzato dal padre Michele, che possedeva una ricca biblioteca, agli studi di diritto, nei quali ebbe a maestro Rosario Gregorio. Si dedicò poi alla carriera giuridica avviato da Francesco Cupane, celebre giureconsulto; ma la sua attività forense fu interrotta dall’invito rivoltogli nel 1794 dal barone Nicola D’Orgemont, che reggeva allora la Zecca di Palermo, di assumere l’incarico di suo segretario particolare senza stipendio. Ciò egli fece in parte a malincuore, senza peraltro abbandonare la carriera che aveva intrapreso e gli altri interessi di natura letteraria ai quali era portato per sua naturale indole. Fra il 1794 e il 1799 divenne socio dell’Accademia del Buon Gusto e scrisse alcune opere sulla magia e sui piaceri, delle quali non ci rimane raccolta. Per l’incarico ricoperto presso la Zecca, fu poi portato ad apprendere la scienza delle monete a lui affatto ignota, e ad immergersi in tutta quella serie di problemi di natura economica che allora travagliavano l’economia isolana, nella quale si riflettevano quelli dell’intera Europa. Scrisse in quel periodo un opuscolo intitolato "Ragionamento sulla necessità ed i mezzi di ritirare e rimpiazzare le monete tosate introdotte nel Regno di Sicilia"; entrò quindi stabilmente nella carica di segretario ed archivista della Zecca, nominato dal marchese Ugo delle Favare che creò giusto per lui tale ufficio dopo avere inteso della sua abilità . La nomina, inaspettata, non gli risultò gradita, poiché lo costringeva ad abbandonare la carriera forense.
Nel 1802 per mezzo del conservatore Tommasi, il Della Rovere fece presentare al Ministero Acton le "Osservazioni sopra la consistenza, le conseguenze e i rimedi della sproporzione nelle monete d’oro e d’argento in Sicilia nell’anno 1802", meritandosi la stima e l’attenzione del conservatore generale, che lo fece eleggere segretario della Regia Delegazione per i beni sequestrati. Nel 1808 stese per conto del Re un proclama agli spagnoli; nel 1809 fu mandato col Tommasi in Calabria; fu segretario e maestro notaro della Deputazione del Regno e compilò gli atti del Parlamento del 1810; nel 1812 scrisse il volumetto intitolato "Memorie storiche ed economiche sopra la moneta Bassa di Sicilia" (Palermo, 1814), che gli valse la carica di soprintendente generale delle Monete e della Zecca, appositamente creata per lui, mentre in precedenza era stata ricoperta a turno da un Maestro razionale del Regno.
Dopo le vicende legate alle riforme parlamentari, Della Rovere assunse la carica di segretario di uno dei quattro Gran Camerari. È di quest'epoca la pubblicazione di un suo opuscolo, "Pensieri di Damiano Mingli sul coraggio e sull’onore". I suoi interessi legati all'ambito finanziario e monetario, lo portarono a far parte della Giunta formata dal presidente Ferreri, dal conservatore Tommasi, dal fiscale del Real Patrimonio Cupane e dal maestro di Zecca Benenati, costituita dal Re per studiare il problema delle monete false. Con diploma del 27 ottobre 1813 firmato dal principe Vicario, su proposta della Giunta per la monetazione, il Della Rovere diventava inoltre soprintendente della Zecca, sanando quella irregolare situazione in cui si era venuto a trovare per anni, dirigendo la Zecca senza averne nessun titolo ufficiale .
Con la partenza di re Ferdinando dall’isola le fortune del Della Rovere in parte decaddero; prima di partire, quasi a ringraziare i siciliani dell’ospitalità avuta nell’isola, il sovrano aveva eletto una Commissione di diciotto siciliani per la formazione dei codici civili, di procedura, di commercio e sanità e per la rettifica della Costituzione, con segretario il Della Rovere, a cui affidava contemporaneamente l’ufficio di segretario della Commissione per il Catasto. Nel 1816 fu chiamato dal re in Napoli per adattare alla Sicilia la legge sull’amministrazione civile e successivamente, il 17 ottobre 1817, venne nominato direttore del Ministero di Stato per l’Interno a Palermo.
I sanguinosi disordini popolari del 1820 portarono alla caduta del governo di cui faceva parte. Con il ritorno alla normalità , nel 1821 fu ancora direttore nei brevi e provvisori governi del generale Colletta, del Nunziante e dell’arcivescovo cardinale Gravina ma, formatosi il nuovo, non vi fu incluso né nominato. Il riposo dalle cariche pubbliche lo fece ritornare agli studi letterari: scrisse in questo periodo delle osservazioni metereologiche e meditò su un’opera che raccogliesse tutti i suoi studi sulle monete siciliane. Ma non realizzò questo progetto perché restò in disparte poco tempo dalla vita politica: così nel 1823 lo ritroviamo incaricato dal governo dell’organizzazione generale di tutti i rami delle finanze, poi del Lotto; poi ancora delegato dello stralcio per l’esazione di immensi crediti che vantava lo Stato. Quest’ultima fatica gli porto molte lodi e considerazione nell’opinione pubblica. Nel 1827 ebbe la carica di procuratore generale del Re presso la Gran Corte dei Conti, fu poi presidente di più di otto commissioni reali che riguardavano oggetti rilevantissimi inerenti all’amministrazione. Alternò sempre a queste fatiche burocratiche brevi riposi letterari; fu amico dello Scinà e ridusse in prosa la commedia di Carlo Goldoni, "La donna sola".
Morì il 21 luglio 1837, vittima dell’epidemia di colera che aveva colpito Palermo.
Dall’enorme mole di lavoro e di opere di carattere amministrativo e letterari, ben poco resta, a parte il volume sulla moneta bassa di Sicilia e l’altro intitolato "La crisi monetaria siciliana" (1531 – 1802) pubblicato nel 1954 da Carmelo Trasselli , che ha trascritto fedelmente le già citate "Osservazioni" scritte dallo stesso Della Rovere in un opuscolo inserito adesso nella Miscellanea Archivistica, serie II, dell'Archivio di Stato di Palermo.
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